L’Alzheimer è una patologia debilitante, caratterizzata da una progressiva perdita di neuroni che porta a demenza ed eventualmente alla morte. Ma non segue lo stesso percorso nei due sessi, tanto da immaginare strategie terapeutiche personalizzate, o meglio gender specific. Un’ulteriore conferma alle differenze di genere della malattia arriva da una ricerca della Medical University of South Carolina di Charleston, presentata durante il meeting annuale della Radiological Society of North America, in corso in questi giorni a Chicago, secondo la quale l’Alzheimer viaggia su due binari differenti in uomini e donne e a velocità diverse.
I ricercatori di Charleston hanno analizzato i dati di 109 pazienti, 60 uomini e 49 donne, inclusi all’interno dell’Alzheimer Disease Neuroimaging Initiative (Adni), uno studio americano che ha seguito per cinque anni i progressi di centinaia di volontari attraverso i tre stadi principali della malattia (perdita di memoria senza deficit cognitivi, comparsa di deficit cognitivi lievi e infine gravi deficit cognitivi, tipici della malattia conclamata). Per il nuovo studio sono stati scelti solo pazienti nei quali durante questi cinque anni la malattia è progredita dall’iniziale perdita di memoria lieve fino ad arrivare a deficit cognitivi gravi. I ricercatori hanno utilizzato immagini del cervello dei pazienti prese al momento della diagnosi del terzo stadio della malattia, nei 12 mesi precedenti e nei 12 mesi successivi, e hanno creato così una mappa dei cambiamenti avvenuti.
Le mappe hanno rivelato alcune differenze sostanziali nello sviluppo dellaneurodegenerazione dipendenti dal sesso: sia la velocità con cui la malattia progredisce, sia le aree del cervello coinvolte risultano infatti diverse durante l’evoluzione della patologia. “Nel nostro studio le donne hanno mostrato una atrofiamaggiore della materia grigia negli stadi iniziali della malattia, ma col tempo gli uomini tornano alla pari”, spiega l’italiana Maria Vittoria Spampinato, principale autore dello studio. “Negli uomini la malattia si sviluppa in maniera più aggressiva e in un periodo di tempo più breve”.
Le analisi hanno inoltre rivelato che la perdita di materia grigia è diversa nei due sessi sia prima che dopo la diagnosi di malattia conclamata: per esempio, le mappe cerebrali acquisite alla fine del periodo di studio mostrano come nelle donne siano più interessate le aree dell’ippocampo sinistro, il lobo parietale destro e le regioni temporali bilaterali, mentre negli uomini le zone più affette sono, tra le altre, il giro paraippocampale destro, il lobo parietale sinistro e la zona frontale sinistra.
I ricercatori ritengono che le differenze scoperte nelle modalità di atrofia del cervello potrebbero avere un’enorme importanza per lo sviluppo di nuove terapie contro l’Alzheimer.“Sono diversità che dovrebbe essere tenute in considerazione quando si testano nuovi farmaci nei trial clinici”, spiega Spampinato. “Conoscere le differenze tra i pattern di atrofizzazione maschili e femminili aiuterà i ricercatori a comprendere meglio la risposta dei pazienti alle terapie farmacologiche”.
Riferimenti: Radiological Society of North America
Credits immagine: US National Institute on Aging/Wikipedia
Fonte: Galileo, giornale di scienza